AIATL E Zine Marzo 2019 - Page 21 - 21 alveoli, polimerizza con le parti umide cristallizzandoli in maniera irreversibile.Pertanto, dal momento che percepiamo quell’odore acre e pungente il dado è tratto. Perché subdola? Perché non percepiamo nulla lì per lì, solo l’acre odore. Ma dagli oggi dagli domani, se non adottiamo le opportune protezioni, ci troviamo con parte dei polmoni compromessi. (scusate se mi sono dilungato....andiamo avanti). Inserisco la colla e sfrego con una manciata di trucioli. A tornio fermo carteggio subito sia di traverso alla fessura che lungo la stessa, ottenendo la “stucatura”. Affilo l’anello che utilizzo per lo scavo 22 Carteggio e passo turapori diluito al 50% con nitro. A questo punto eseguo il taglio con una fresa per creare una scalinatura al pezzo, per dargli una forma diciamo “atipica” e contestualmente eseguo del texturing per esaltare meglio l’effetto della pittura che andrò ad eseguire. 23 Bene, sono pronto per i cicli di pittura. Si inizia con la stesura di un primer. Accanto ai vari passaggi ho messo la foto della marca che ho usato io. E’ la stessa utilizzata da Luigi che mi ha spiegato passo passo i tempi di attesa. Il primer è sufficiente darlo una sola mano. Prima di procedere alla stesura della metallica si attendono 24 ore per la sua asciugatura. Idem dopo la prima mano di metallica. Attendo 24 ore e poi una seconda mano. 24 A questo punto, con parti della vernice ancora fresche (del tipo che rimangono tracce se uno ci passa un dito) si prende l’attivatore e si passa su tutta la superficie. Lo stesso si può apporre per gocciolamento, per tamponamento o, come nel mio caso, per nebulizzazione. Naturalmente l’”optimum” si ottiene quando il liquido è a contatto con la vernice e con l’aria che circola nella stanza. Come quando si sviluppavano le foto in camera oscura, così il processo di ossidazione si vede “sviluppare” piano piano con i minuti che passano. In questo caso l’effetto ottenuto è un verde rame su base appunto rameica ma ce ne sono effetto ferro, effetto bronzo ecc ecc. Insomma, al gusto. Seconda mano di vernice, pronti per la nebulizzazione dell’attivatore. 25 Dopo circa un’ora, questo è il risultato. Si comincia a vedere l’ossidazione. Si fa asciugare completamente e si ottiene il lavoro finito. 26 Nicola Tessari Doppio Bordo In Gelso Spazzolato, senza finitura, diametro 28 cm 27 Dario Brescia Chi Indovina... ... questo oggetto da ufficio? Legno di pino, infatti ci sono strappi, visto la difficile lavorazione con trovatore, finitura shellawax... Altezza circa 15 e diametro circa 10 28 Incontripertornire....enonsolo A Soliera di Modena Testo di Alessandro Butteri Foto di M. Casadei e A. Butteri Già lo scorso anno, più amici mi avevano parlato dell’incontro a Soliera di Modena e lo avevano fatto con enfasi, raccontando dell’ospitalità di Vittorio e della sua famiglia, dei giochi intorno ad un tornio che spesso diventavano veri e propri insegnamenti di “mestiere” e, in perfetto stile italico, dell’evento gastronomico degno sicuramente di nota. Quest’anno ho voluto toccare con mano. Partenza all’alba dalla Maremma grossetana ho macinato i circa 300 km toccando punte di velocità che talvolta rasentavano i 110 all’ora. Così, tra una chiacchiera e un discorso con Susanna, ho scorso via le meravigliose colline senesi colorate da un pallido sole che pareva faticare a crescere, quasi ostacolato da una nebbiolina sdraiata sui prati che riempiva le valli e lasciava respirare le punte dei colli, enfatizzando uno dei paesaggi più caratteristici della nostra Regione (e tengo un profilo basso). L’autostrada, inspiegabilmente sgombra come raramente ho trovato. Tant’è che la sosta all’autogrill è diventata quasi obbligatoria, soprattutto per evitare i rischi di arrivare addirittura prima di Vittorio, che aveva segnalato orari precisi per l’incontro. E tutto, nonostante le folli velocità indicate. Comunque, grazie alla sosta ed al navigatore che nutre nei miei confronti un imponente senso di antipatia, siamo riusciti ad arrivare una mezz’oretta lunghi sull’orario di “apertura”. ...da Vittorio Montanari 30 Presentazioni di rito, strette di mano…rotto il ghiaccio inizia il piacere di un incontro che sin dall’inizio si è rivelato degno dei racconti fatti. Vittorio lo avevo visto anni prima a Rovato ma senza l’occasione di uno scambio di parole. Lo avevo sentito per telefono pochi giorni prima dell’evento. Finalmente a Soliera l’ho conosciuto per la splendida persona che è. Una persona pacata, umile, con un timbro di voce piacevolmente sommesso che staresti ore a conversarci. Come la moglie Fiorenza, modenese d’adozione ma fiorentina doc come il nome che porta. Gli brillano gli occhi al profumo di quella “toscanità” rappresentata da alcune fette di soppressata, che in rappresentanza di una tradizione culinaria locale, abbiamo portato dalla Maremma. I minuti passavano e persone si aggiungevano. Tanti volti piacevolmente noti, come Marino e Marilena, Simone, Bruno e Adriana, Richard e Dario, Christian, Massimo Maranini ….tanti volti a me nuovi come i Tourneurs dalla Valle d’Aosta di cui mi pregio di aver fatto conoscenza……. Raffaele, Stefano e tanti di cui, sinceramente, non ricordo il nome ma ho ben fissati i volti nella mia mente. Ho conosciuto finalmente Paolo Ceresi, di cui avevo sentito molto parlare e del quale ho apprezzato i lavori sbirciando sulla rete, notevoli. Abbiamo parlato a lungo, spiegato le vele sotto un piacevole vento teso, che ha consentito una navigazione tra passato presente e con proiezioni verso un futuro, dal mio punto di vista interessante. Molto. 31 Nel frattempo i torni giravano. C’era un familiare Killinger utilizzato dagli amici valdostani per una dimostrazione con strumenti per la texture, molto interessante come didattica. Poi, sempre gli stessi, si sono alternati nell’utilizzo di utensile per lo scavo profondo. Poco distante, Massimo Maranini con il suo HolzMann ha dato ampia e accademica esibizione circa la costruzione di una penna, dalla A alla Z, come lo stesso aveva preannunciato ben prima dell’evento. E cosa dire del mini tornio autocostruito dalla stesso Vittorio, sfruttando il motore di un tergicristallo? Anch’esso utilizzato durante l’evento dal simpatico nipote di Vittorio che, già sicuro di sé, dirigeva, sotto l’egida di nonno, la sgorbia a profilare sul pezzo di abete. Poco distanti, su un altro bancone, un drappello di amanti lignei si prodigava, con gli opportuni utensili da intaglio, alla sagomatura di cucchiai, alla dimostrazione di affilatura, rigorosamente a mano e con pietre che arrivano fino alla 6000 di misura. Alle 10,30 la prima sosta enogastronomica. Un piccolo break che di piccolo non aveva assolutamente nulla. Né per il tempo né per la quantità di degustazioni. Lo gnocco fritto accompagnato da formaggi vari, con Parma a pochi chilometri che se la rideva; affettati di tutti tipi tra cui la spalletta scottata di Stefano da Madesano (con Parma che continuava a ridere), alici, salami, dolci, tavolata di miele di Brunino ….di tutto davvero.
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