AIATL E-Zine Aprile 2019 - Page 50 - woodturning 50 Ricordate che il jig è un aiuto;importante ma non risolutivo:dovete aver ben assimilato le azioni che vi permettono di ottenere il tagliente desiderato. Il jig vi permetterà unicamnte di avere ripetibilità e velocità. Dopo aver affilato la sgorbia,passiamo al montaggio del legno sul tornio;potremmo usare il platorello oppure l’anello. Data la massa importante e la scarsa tenuta del legno (Pino),da evitare la coda di porco. Il vantaggio dell’anello sta nell’avere necessità di una piccola zona spianata,dove essere applicato (realizzabile anche con uno scalpello) ed inoltre possiamo montare già il mandrino,che non toglieremo più fino al termine della lavorazione. Ho scelto quindi l’anello;buonsenso ed esperienza vi suggeriranno,in seguito, il vostro procedere (ma fate sempre un’analisi completa delle variabili) 51 Avvitato in posizione l’anello,montiamo il tutto sul tornio: E,visto che siamo in fase di sgrossatura e con pezzo sbilanciato,ci aiutiamo con la contropunta (suggerimento valido sempre ma indispensabile con piccoli torni) 52 Posizioniamo poi il poggiautensili:ad una distanza minima dal legno (ma sempre curando che non vi siano interferenze) e ad una altezza tale che la sgorbia,tenuta orizzontale,abbia la “punta” coincidente con il centro di rotazione. Siamo pronti per iniziare la tornitura;la prima operazione sarà volta a regolarizzare il diametro del legno:avremo così una rotazione senza vibrazioni inutili che disturberebbero la nostra azione di taglio e che sottoporrebbero a stress inutili il nostro tornio (soprattutto con torni medio-piccoli). La sgorbia va tenuta con il manico leggermente inclinato verso il basso e con la gola puntata in direzione del taglio;come sempre, la mano che poggia sul poggiautensili regola la sporgenza della sgorbia verso il legno,seguendo un moto rettilineo 53 Truciolando,arriverete a questo punto: Nel dettaglio potete osservare come il tallone della sgorbia poggi sul legno,durante l’azione di taglio 54 Con una matita (o pennarello) segneremo il diametro (teniamoci abbondanti nella misura) della presa in comprensione (adeguata al nostro mandrino e con le modalità descritte nel precedente capitolo) Per ricavare la presa,ribassando la porzione di legno che la circonda,abbiamo due possibilità di taglio; la prima è la seguente: 55 Si tratta di un taglio “a tirare”,che parte dal centro e procede verso l’esterno;il manico va tenuto basso,in modo da lavorare con la punta della sgorbia più in alto rispetto al centro di rotazione. La sgorbia lavora tallonando nella porzione tra punta e inizio dell’ala. Si tratta di un taglio aggressivo,poco preciso e di non facile controllo ma molto efficace quando se ne sia appresa la meccanica. In alternativa,un taglio più “canonico”,utile anche nella conservazione dei bordi (facili a scheggiare con il taglio precedentemente descritto);utilizzato sempre quando la superficie di taglio debba essere spianata in modo regolare. Si tratta di un taglio “a spingere”,quindi più delicato e controllabile. Una volta tolta la porzione di legno per delimitare l’altezza della presa (circa 8 mm.) ne definiremo il corretto diametro Con un’entrata diretta (tallone perpendicolare al legno) andremo ad eliminare il materiale in eccesso,dando anche un leggero andamento a “V” per migliorare la presa delle griffe. 56 Ecco come si presenterà la nostra presa: Ora ci dedicheremo a tornire e definire la forma esterna della nostra ciotola:nella foto,la freccia indica la direzione di taglio corretta (sdraierete la fibra corta sulla lunga,con evidenti benefici nella finitura) Eseguiremo un taglio “a spingere”,visto che stiamo imparando ad essere precisi Utile anche perchè stiamo utilizzando una conifera,legno delicato e morbido,che richiede precisione e scarsa pressione di taglio;una latifoglia perdonerebbe qualche eccesso di foga che qui si tradurrebbe invece in scalini ed ondulazioni (ma stiamo imparando...e anche queste considerazioni sulla materia prima fanno parte del bagaglio tecnico di un buon tornitore ) 57 Per avere la massima libertà di movimento,togliamo la contropunta dal tornio. Ecco come procederemo: Via via “arrotondando”,cercando di ottenere una passata continua,con spessore ben controllato,creando una linea fluida e continua 58 Ed eccoci arrivati alla definizione della nostra ciotola: Questo è il momento in cui avete esercitato il vostro senso estetico;la ciotola è infatti definita nella sua forma definitiva. Quello che per molti tornitori è il punto d’arrivo-lo scavo-non è nient’altro che un puro esercizio tecnico,in cui tutto ciò che è richiesto è di seguire il profilo già definito e di farlo in modo corretto,meccanicamente ineccepibile. NOTA BENE: nell’esercizio stiamo utilizzando Pino;una presa come quella descritta NON reggerebbe le sollecitazioni di uno scavo ma si strapperebbe. Del resto,tutto il lavoro fatto è servito a definire correttamente la forma della ciotola con le corrette proporzioni e resta assolutamente valido quando utilizziamo un legno proveniente da una latifoglia (molto più robusto e resistente). Se state utilizzando,come nell’esempio,una conifera,a questo punto tornirete via la presa e,sul fondo ben spianato,incollerete un blocchetto di legno (nell’esempio,Faggio) sempre in legno traverso e da cui ricaverete una nuova presa di sicura efficacia e sicurezza 59 Con la nostra presa efficacemente stretta nelle griffe del mandrino,la prima operazione da eseguire è la spianatura della superficie dove andremo poi ad eseguire lo scavo;oltre ad evitare che i bordi della ciotola siano irregolari,questa tornitura “pulisce” la superficie,permettendoci di vedere eventuali imperfezioni,crepe,etc e ancora una volta favorirà un miglior equilibrio dinamico (da ricercare sempre:tornire non vuol dire fare a cazzotti con un tornio imbizzarrito )
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