AIATL E-Zine Aprile 2019 - Page 22 - woodturning 22 Utilizzando la Colla CA andiamo ad incollare l’anello metallico al legno Ecco il risultato ottenuto: 23 Montiamo il tutto sul tornio, utilizzando il nostro mandrino per le penne e relative boccole apposite. Successivamente con la nostra profilare andiamo a sagomare le due curve del nostro anello 24 Una volta terminato si puo’ scegliere a proprio piacimento una finitura, in questo caso ho optato per la CA per dare una maggiore resistenza 26 Luigi Damato Vaso Tecnica Piercing , Presentato Ai Dauni A Vieste 2019 Ciao a tutti ecco un vaso con la tecnica del piercing, e successivamente pitturato a mano con colori acrilici. 28 Incontripertornire....enonsolo Appuntamento in Piemonte Testo di Bruno Bologni Foto di Davide Bisio La storia della riunione tenuta il 14 Aprile a casa e nel laboratorio di Marco inizia con un viaggio da “grand tour” il sabato 13. Fortunati con il tempo io e Adriana ci siamo diretti verso il profondo nord, nel cuore del Monferrato; tempo buono, rilassati e curiosi vedevamo digradare dalla pianura attraversata dell’Italia centrale, le prime colline del Piemonte e, sempre più focalizzati verso Castel San Pietro, il paese di Camino, quindi curve e tornanti su dolci declivi che ci avrebbero dovuto condurre al meeting. Primo intoppo, in serata il navigatore che ogni tanto parla da solo per comunicare deviazioni, biforcazioni ecc.. ci dichiara con voce impersonale da segretaria al citofono “-: siete arrivati a destinazione” e sul display del cellulare una schermata quasi gioiosa come dire “contenti?” beh... non proprio visto che eravamo in mezzo ad un bosco. Ci affidiamo fiduciosi a questi strumenti infernali ed è facile farsi prendere dallo sgomento in situazioni del genere......ed ora? Ma ecco che di nuovo la tecnologia più sfrenata ci soccorre ed è lo stesso cellulare che squilla a casa novecento il b&b che avevamo prenotato per la notte; conversazione intuibile ma con vaghi accenni al teatro di Ionesco “ma dove siete?” “e che ci fate lì?” “ma cosa c’è vicino?” “una chiesa?” “ma cos’altro?” e via di questo passo fino al recupero fisico da parte del signor Ugo persona gentile oltre ogni dire che ci ha condotto a neanche un Km. da dove eravamo (considerate anche il buio). Camino, da Marco Bellini 29 Marco l’aveva scritto che Google dava coordinate leggermente errate e aveva segnato nel forum quelle giuste che, ovviamente, io non ho neanche preso in considerazione essendo la mia bussola rimasta ai tempi di Marco Polo e da qui il recupero, poi doccetta in questo b&b carinissimo, con un restauro conservativo da far invidia agli studiosi di ville liberty o floreali che dir si voglia, quindi, con indicazioni della nostra guida, ci indirizziamo verso la taverna (così si chiama) a mangiare quello che a tutti sembrava ovvio e banale.... il fritto misto! e lì la seconda sorpresa, non per l’orientamento che visto l’handicap il sor Ugo ci ha addirittura voluto accompagnare, chiamare il taverniere e mancava che ci volesse imboccare (che abbia capito la portata dell’ handicap di questi due turisti fai da te? 30 o magari voluto scongiurare la possibilità non pellegrina di essere svegliato nel cuore della notte per recuperare fra moccoli rigorosamente sabaudi due sciagurati in mezzo ai boschi ?) ma dicevo perchè se due versiliesi nel cuore del Monferrato sono “normalizzati” perchè sembrava ovvio il dover mangiare il fritto misto piatto tipico di lassù può venire il vago sospetto di trovarsi fuori luogo vista la provenienza marina e salmastrosa dei due affamati e il sito boschereccio da improbabili fritti misti, ed invece...miracolo monferratese il fritto misto è una cosa degna del più goloso gourmet. Sarebbe troppo lungo descrivere che armonie di aromi, che leccornie per il palato erano quei bocconcini di mela fritta con pastella e vaniglia, accanto a delle polpettine minuscole di suinetto, pezzetti di cervella, di fegato con amaretti tutti fritti, microscopiche salsiccette, il tutto a gorgogliare in un vinello locale sempre consigliato dal taverniere con un finale da apoteosi dolciaria di tre dolci sempre locali e relativa locale grappetta. Il sonno ed il risveglio è stato piacevole ancorchè bagnato da una pioggerellina che non ci preoccupava visto che saremmo stati al chiuso protetti da sgorbie torni e trucioli. Al raduno si inizia con il salutare volti noti e meno (ma solo per smemoratezza e incipiente arterio) e la giornata prende il via fra sorrisi e strette di mano, le persone sono le stesse che si frequentano nel forum e i cui volti sono immortalati dalle foto ingegneristiche di Davide Bisio fotoreporter ufficiale di AIATL per l’occasione e operatore al pezzo di rovere in seguito. 31 Ore 10,30 inizio. Matthias con svizzera puntualità morde già un pezzo che prende forma di hollow, legno: olmo, strumenti, gancio con limitatore di taglio; lavora e spiega contemporaneamente i due tipi di ganci usati con il suo modo affabile e coinvolgente, il pezzo prende forma, una specie di sfida fra uomo e natura per la perfezione, il rigore e la finale bellezza dei due oggetti, quello grezzo messo sul tornio e quello finito che compete quasi col primo, una sfida fra due cose altrettanto belle; mi spiego meglio: il tronco in sè è un’opera che la natura ti offre, ma anche quella “rivisitata” dal tornitore è un’opera, quando ben eseguita, che compete quasi con la prima come già detto: Ore 11,30 si palesa dal nulla un pezzo di pero perfetto e fuori misura da quanto era bello grosso; sempre Matthias a dimostrare come fare un mortaio con scavo di testa con gancio, e qui vengono fuori le finezze di un tornitore professionista, tutti abbiamo ammirato l’uso della sgorbia da scavo al posto dello scalpello obliquo, truciolini filiformi e spiegazione che, con simili dimensioni, con lo scalpello si rischia la piantata (la sgorbia è affilata ad unghia). Arrivati all’ora di pranzo erano stati allestiti due tavoli con ogni ben di Dio ed è la cosa più banale da dire, ma onde solleticare le papille di chi non c’era dirò che si passava dalle torte di verdure alle salamelle, parmigiano a blocchi, lardo di colonnata, risotto freddo, pollo imporchettato per finire con dolci ai semi di papavero della signora Bachofen Beer a quelli di semolino e a non so cosa d’altro perchè alla fine ho dovuto rinunciare, quindi caffeino fatto da Marco e compagna e ridai di tornio. 32 Ore 15 cerimonia di taglio di un bel pezzo di rovere portato da Alessandro Saraceno e qui ci sprechiamo in progetti cotti e mangiati, segni con “passami il gesso.... no quelle venature vanno salvate, ma la presa mandrino facciamola qui....no lì! ma di testa, trasversale”... e alla fine i progetti “ipso facto” si materializzano fra punta e contropunta e tocca a Marco darne la versione “esterna” e qui lavoro di altro professionista che mostra al momento della finitura superficiale l’uso sapiente enfatizzato da spiegazioni di Riccardo Masini che ricorda la difficoltà nel tornire con sgorbia rovescia, il tocco vellutato ecc....colpo di scena ...”ma avete cambiato progetto? dice Matthias entrando ... eco del folletto Richard “ma avevamo detto così..... ma la presa mandrino..(commedia in un solo atto)” caduta di tensione di Marco che flemmatico continuando a tornire sussurra al tornio...”che cacchio ne so io; avevo capito che la volevate così, ho lavorato come una bestia, allora ditelo prima e giù risate sui progetti che vanificano di fronte all’estemporaneità di un professionista che quando ha il pezzo da creare improvvisa anche secondo il suo vedere, giustamente. Poi l’interno scavato da Davide che lascia l’opera da fotoreporter freelance e si butta a mangiare trucioli di rovere, quindi intermezzo di Matthias sempre nello scavo e gran finale il pezzo natural edge è pronto per i posteri ma siamo convinti Beppe Tuninetti Camillo io ed altri che, visto il taglio recente fatto da Alessandro Saraceno (da non più di tre settimane) l’opera si divertirà con piccole crepette che tanto “dispitto” provocano al tornitore. 33 Siamo ai saluti di rito di una giornata che in me lascerà il segno per quanto è stata bella, istruttiva e chi più ne ha più ne metta, che dire, ringraziare Marco Bellini e compagna, tutti gli amici e sperare che simili incontri si moltiplichino per il bene di tutti. P.S. si è sentita la mancanza del presidente che ci ha lasciati orfani nei suoi luoghi di origine, sarà per la prossima volta, un caro saluto a tutti.
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