AIATL E_Zine Giugno - Page 30 - woodturning 30 Il Cimitero L’aspettativa su questo luogo, aldilà del punto focale per orientarsi tra le vie del paese, aveva raggiunto una ragguardevole curiosità perché ogni volta che ne sentivo parlare, alla mia naturale domanda “si, ma cosa c’è al “cimitero” oltre i naturali residenti?” la risposta ottenuta da tutti i fronti era sempre e solo una: “vedrai”. E la sera, tra il serio ed il faceto, l’appuntamento tra tutti, Bruno e Adriana compresi che avevano il volo Pisa Catania per le 21,00, è stato appunto nel piazzale del cimitero. Proprio qui, tra i lumini mortuari e la possibilità, vista la calura, di intravedere addirittura qualche fuoco fatuo di Carducciana memoria, abbiamo preso postazione su due tavoli di fronte ad un chioschetto gastronomico. Birra e patatine nell’attesa di Giuseppe e Antonio in viaggio da Catania con Bruno e Adriana. Abbiamo conosciuto la signora Rita (moglie di Giuseppe), la figlia Greta, Massimo Petrolito con la ragazza, Maurizio e consorte. Insomma, una bella tavolata. Radunati tutti si procede agli ordini e viene finalmente svelato il mistero del Cimitero. Un panino farcito di carne di cavallo con formaggio fuso e peperoncino locale. Di norma si finisce il primo solo per la bontà del prodotto, io e Susanna siamo arrivati ad un secondo diviso a metà e gli altri presenti sulla stessa linea nostra. La leggenda narra che in anni passati c’è chi li ha divorati anche tre in una serata e tutto sempre accompagnato da fiumi di birra e risate a non finire. La serata si conclude quà, mancano circa tre ore alle 24 completamente svegli e siccome l’età non gioca a nostro favore, ci ritiriamo in villa e ci concediamo al figlio di Ipno e di Notte che ci accoglie tra le braccia, cullandoci fino a giorno ormai alto del sabato di festa. 33 2° giorno a Solarino Appuntamento per le 8,30 da Mangiafico (Bar, la Farmacia fortunatamente mai visitata). Una “brioscia”(come si dice in toscana) nel pieno rispetto dell’ordine di grandezza di queste latitudini, una granita alla mandorla, qualche cannolo (pochi caffè) e la prima colazione passa via veloce, accompagnata da risate e discorsi organizzativi per il pranzo. Una gita veloce a Floridia, distante pochi chilometri da Solarino e una birretta (anche 4) nella falegnameria di Mastro Giuseppe dove faccio conoscenza del Don e di altri macchinari ben assortiti. Giuseppe ci mostra varie essenze di legno tipico della zona, carrubo, olivo ecc. Le foto parlano meglio di quello che riesco a descrivere. Poi il sole si alza ancora verso lo zenit e l’allegra brigata si sposta in piscina dove le signore si erano già abbondantemente avviate tralasciano la visita al regno delle nostre passioni. Dalla piscina al ristorante il “tuffo” è breve e ci troviamo proiettati all’interno di un ristorante con forti richiami messicani. Proprietario compreso a cui è concessa l’assenza del sombrero, ma per il resto la visione è quella dell’abitante di San Cristobal de Las Casas appena destato dalla siesta che si appresta a servire il viandante di passaggio con la stessa verve si un bradipo in convalescenza. Persona simpatica, ospitale e cibi di grande spessore. Tutto a base di pesce accompagnato da un buon bianco per rispetto della basilare regola culinaria ma, siccome le regole talvolta son fatte per essere violate, anche un buon rosso consigliato dallo Zio ha fatto la sua porca figura. A pranzo appena iniziato si sono aggiunti alla compagnia Nicola e Feliciano da quel di Frosolone che hanno viaggiato dalla notte profonda portando dietro gli attrezzi del mestiere e quattro cartoni colmi di simpatia da condividere con tutti noi. 34 Ci alziamo da tavola appena alle 17,00 con Tecla (l’altra figlia di Giuseppe e tra le organizzatrici più attive dell’evento che debutterà di lì a qualche ora) che ci bacchettava reclamando la puntualità e soprattutto la sobrietà, probabilmente spaventata da quello che avevamo fatto vedere già durante il pranzo. Giusto il tempo di fare un salto presso le nostre dimore, una rinfrescatina e puntuali come orologi svizzeri, alle 18,30 di nuovo nella piazza principale di Solarino dove, nonostante la calura ancora tracotante e sicura di vincere l’impari partita, alcuni audaci erano già a lavoro tra le varie postazioni sparse per la piazza. Noi che puntuali si, ma audaci no, di fronte ad Efesto in visita a Solarino abbiamo retrocesso la nostra guardia e optato per la patriottica fuga negli antri del Mangiafico’sBar e nell’attesa del provato Marino, alle prese con bicarbonato, citrato e sturalavandini MisterMuscolo ci siamo concessi l’ennesima granita al Gelso Rosso. Dopo un’oretta, una timida brezza rende il clima più mite e l’AttivaDay ha inizio in una piazza che col passare dei minuti andava sempre più riempiendosi. Tutto diventava vivo, attivo, frenetico. AttivaDay. Direttamente dall’Associazione AttivaMente: Chi siamo: L’Associazione “AttivaMente” nasce dall’idea e dall’impegno di alcuni giovani di Solarino con l’intento di promuovere attività civili, il recupero e la valorizzazione del territorio , vogliosi di creare nuove opportunità di aggregazione e di promozione del paese. L’associazione è un centro permanente di vita associativa a carattere volontario e democratico la cui attività è espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, favorisce la partecipazione dei propri associati alla vita della comunità locale ed in particolare promuove l’iniziativa giovanile, le politiche di crescita e sostegno di progetti, la realizzazione di eventi e servizi per la comunità. I suoi componenti sono: 1. Giuseppe Pavano; 2. Tecla Genovese; 3. Stefano Latina; 4. Alessio Cupperi; 5. Federico Vasques; 6. Urciullo Giuseppe; 7. Vincenzo Vitale. 35 Perché quest’iniziativa ?!? “AttivaDay - Arti e Mestieri tra l’antico e il nuovo” vuole promuovere la riscoperta degli antichi mestieri e tradizioni, per mantenere viva nel tempo la memoria dei nostri territori e valorizzarne il patrimonio storico, etnografico, linguistico e culturale. Una possibile soluzione alla crisi attuale potrebbe essere, infatti, quella di puntare sulla creatività e sulla valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Tradizione, creatività, abilità tecnica, capacità imprenditoriale: sono queste le doti dei “maestri artigiani”. I Maestri Artigiani sono gli eredi di una lunga tradizione costruita sull’esperienza del vissuto che trae ispirazione dai bisogni del territorio; gesti e saperi che muovono dal paesaggio umano per creare “arte-fatti”. In particolare, vogliamo focalizzare l’attenzione su un settore di nicchia (quello degli “antichi mestieri e tradizioni”) che, in un momento di crisi come quello che ha colpito l’Europa e il nostro Paese negli ultimi anni, può rappresentare un volano per i giovani, per sperimentare le loro capacità imprenditoriali. …tra l’antico e il nuovo… Un’identità come motore di un cambiamento che sappia mobilitare energie, risorse, innestando il ciclo virtuoso “investimenti-occupazione-reddito-consumi” che è alla base di ogni sviluppo economico. Un percorso tematico attraverso la rivisitazione delle antiche maestranze, che bene si amalgama con la vocazione tradizionale del territorio. Ritrovare un’identità nella vocazione internazionale di una provincia, di un paese come il nostro, da sempre “aperta” a nuove culture, a nuove esperienze e nei valori di solidarietà, legalità, partecipazione. Una identità da costruire nello sviluppo dell’ “economia di qualità” (cultura, turismo, paesaggi, tipicità), che può rappresentare un potenziale volano di sviluppo per il nostro territorio. 40 Ci facciamo, io e Bruno, una passeggiata ad osservare le varie postazioni. Conosciamo il ragazzo liutaio, di Solarino ma con l’attività a Catania. Ha frequentato la scuola di liuteria di Cremona dopo gli studi a Cesena. Ci racconta della sua attività e nel farlo, senza dire nulla in proposito, ci racconta anche della passione che ha per il suo lavoro. Conosciamo il “canestraio” che compone ottimi canestri intrecciando vari ramoscelli di ulivo o addirittura, sfilacciando con maestria, le canne che crescono abbondanti nelle campagne d’intorno. L’apicoltore ( e qui mi perdo Bruno). Ma prima di conoscerlo ci troviamo soli davanti al suo stand e lui non c’era. Allora Bruno, alle curiosità espresse da una bambina accompagnata da due genitori forse più curiosi di lei, sfoggia il suo sapere e s’invola in una lezione magistrale. Il Socrate delle Api, che con un linguaggio semplice e preciso ha catturato l’attenzione della giovane famiglia e di altri passanti che si sono fermati ad ascoltare quelle forbite parole, affascinati. Me compreso che l’ho ascoltato, per la seconda occasione ed oltre ad apprezzare la competenza maturata in quasi 40 anni di attività, mi ha trasmesso anche la voglia di metter su qualche arnia. Vedremo in futuro….chissà!! Nel frattempo, nell’angolo della piazza del Plebiscito dove era stato deciso di allestire le nostre postazioni, il sole sembrava non voler andarsene. Nonostante ciò, il risorto Marino ha iniziato la sua attività di traforista ed è stato per tutta la manifestazione, accerchiato da bambini e adolescenti con occhi sgranati e frenetiche attese di ricevere in dono il prodotto appena creato. A poca distanza Antonio alle prese con il coltellino da intaglio riceveva le stesse attenzioni dai ragazzi affascinati nel vedere nascere, da un pezzo di legno, la figura precisa e simpatica dei piccoli gnomi delle foreste. Grande successo di pubblico pure per lui. Non di meno Feliciano, il temerario fra i temerari, sfidava la feroce calura guardandola in faccia da dietro il braciere della forgia. Ha colpito vigorosamente il ferro incandescente con un mazzuolo più grosso dell’incudine che riceveva i colpi. A debita distanza anche lui ha ricevuto le attenzioni anche dei grandi, che vedevano piegare, trasformare, nascere da verghe di metallo, forbici e altri oggetti testimoni di una maestria tramandata, anche nel suo caso, da generazioni di lavoratori del ferro. Ottima rappresentazione. Naturalmente, e non poteva essere diversamente, c’erano due postazioni di torni. Antonio Piccolo da una parte, Giuseppe Genovese dall’altra hanno sfoggiato cilindrature, scavi, profili ed alla fine hanno realizzato anche loro, per la gioia dei tanti bambini presenti, calicetti, trottole e altro. Il sindaco di Solarino Sebastiano Scorpo, si è complimentato vivamente con Giuseppe apprezzando il successo della manifestazione in generale e con particolare riferimento alla nutrita presenza del settore che rappresentavamo. Sebbene non coinvolta sotto alcun profilo (ne organizzativo ne tantomeno di responsabilità giuridiche) AIATL aveva la responsabilità “morale” di rappresentare con adeguata missione l’arte della tornitura, con le poche varianti ad essa talvolta applicate (intaglio, pirografia ecc). Da questo punto di vista, il coinvolgimento 41 delle tante persone e soprattutto la nutrita presenza di giovani ha permesso di rispettare in pieno lo scopo scolpito negli atti statuari dell’Associazione. La prima serata dell’AttivaDay, un po’ lunga rispetto all’orario prefissato, (siamo giunti infatti ben oltre la mezzanotte), termina qui (almeno per noi che siamo distrutti). Ci ritiriamo nelle nostre dimore lasciando l’impavidi artigiani all’ultima sfida a colpi di birre gelate che, racconteranno poi, non ha visto ne vinti ne vincitori ma li ha costretti in piedi fino a pochissime ore dall’alba di Solarino. 42 Domenica (la partenza per noi, sigh!) Alle 8,30 solito appuntamento da Mangiafico. Ormai un cult. Ben ritemprati ed in previsione della veloce gitarella prevista in mattinata, abbiamo necessità di uno sportello bancomat per fare un piccolo prelievo (casomai ce ne fosse bisogno ah ah ah). Susanna entra e chiede indicazioni. Riesce stupita. Mangiafico, rammaricato, gli riferisce che a Solarino purtroppo le banche se ne sono andate tutte. E’ rimasto solo un eroico sportello postamat che, giocoforza, risulta essere preso d’assalto ogni giorno. Ed infatti ci presentiamo nell’ordine Marino, io e Bruno e nonostante la vicinanza tra noi è riuscito ad infilarsi un residente e subito altri due da terga con card in mano. Vabbè, missione comunque compiuta. Ritorniamo in piazza e carovaniamo a bordo della Fiesta della JoyRent e del Doblò di Nicola con lo Zio da apripista con scooterone e casco (tradizionale) direzione l’isola di Siracusa. Infatti appena saputo dai “veterani di Solarino” che esisteva in loco un allevamento in mare di tutto ciò che era crostaceo, mi sono immolato e “fortemente volli” tentare il suicidio a colpi di ostriche fasolari cannolicchi cozze e tartufi di mare. Il tutto inebriato dal deciso succo di verdello appena colto dalla pianta e accompagnato da un prosecco gentilmente offerto da Antonio (uno dei veterani). Come il “s’i fossi” di Cecco Angiolieri, s’i fossi poeta dedicherei molti versi a questa prelibatezza ma siccome poeta non fui lascio alle immagini il compito di documentare la bontà dell’evento dell’isola. Non si guarda l’orologio a Solarino ma il sole alto ci denuncia che siamo prossimi all’ora di pranzo. L’appuntamento è a casa di Giuseppe, in collina davanti al mare di Siracusa e al Castello Eurialo situato nei pressi della frazione di Belvedere che rappresenta il culmine della fortificazione della città di Siracusa . Ho chiesto a Giuseppe quanti saremmo stati. La risposta: “a 35 ho smesso di contarli” Naturalmente durante l’avvicinarsi nuovamente a Solarino per raggiungere la casa di Giuseppe la Fiesta Joy ha fatto tappa al Mangiafico’s Bar per la nostra (mia e di Susanna) ultima granita preparatoria per il pantagruelico pranzo che di lì a poco ci attendeva. Cozze alla brace, bruschetta con olio casalingo di Solarino gentilmente offerto dagli amici di Giuseppe che ci hanno riservato un’attenzione a dir poco commovente. Sembrava di conoscerci da anni e c’eravamo incontrati minuti prima. Tutti, senza nessuna eccezione. Pasta, birra, coniglio al forno, birra, salsicce, birra, cipolle e pancetta, birra. Poi anche bottiglie di acqua (surgelata casomai qualcuno volesse ghiaccio nella birra). Alla fine giungiamo alle 16 e, al limite della resistenza umana decido un categorico stop violato solo dall’ultimo bicchiere di limoncello realizzato con i soliti verdelli onnipresenti e “onniboni”. Passiamo ai saluti. L’avventura mia e di Susanna a Solarino finisce qua. Grati oltremisura ci congediamo con un senso di nostalgia (e di sana invidia per coloro che restano ancora qualche giorno) e riprendiamo l’autostrada senza caselli per Catania. Il tramonto all’aeroporto è fantastico. Davanti alla prua dell’aereo si staglia la residenza di Bronte Sterope ed Arge. Saliamo svogliati con le carte d’imbarco in mano ed un po’ di tristezza 43 nei volti ma con tanto benessere per i tre giorni fantastici passati con amici a ridere e scherzare. L’anno prossimo è sicuramente un’esperienza da ripetere e, come promesso agli amici di Giuseppe, con macchina nostra e bagagliaio vuoto. 46 ...secondo ed ultimo atto. il compito avuto dal “redattore capo” è quello di sintetizzare la domenica solarinese ed è un compito veramente difficile viste le premesse, il naturale dilatarsi del tempo nella trinacria vissuta dal vero e, fatto che ho dovuto constatare, che laggiù l’ospite è un sequestrato, ma non a pane ed acqua, a granita e cannoli! Quindi rito del bar Mangiafico con Marino Marilena Antonio Adriana e il sottoscritto in evidente stato di vaga obesità da strippate varie già collezzionate “ad incipit” in attesa degli amici di Frosolone alloggiati appena fuori paese nello stesso B & B di Alessandro e Susanna ormai avviati ad un rientro di diete e attenzioni culinarie visti gli eccessi a cui siamo stati “invitati” da tutta la comunità solarinese; tanto per dirne una c’era da spaventarsi ad incontrare qualche amico dello “zio” perchè poi te lo ritrovavi in tavolate pantagrueliche con appunto una sua specialità che avrebbe fatto assaggiare (questa parola è un eufemismo in Sicilia terra in cui l’assaggio equivale alla nostra “mangiata”) agli amici del nord, quindi l’amico con olio fatto nella sua terra (e dagli di bruschetta!) limoncello dei suoi ultimi verdelli, gli ultimi limoni raccolti (e giù bicchierate!) e via di questo passo. Bisogna sottolineare che non è solo il cibo che ti viene offerto in questo modo, tutto per noi che non siamo soliti manifestare le nostre sensazioni, viene stradonato in attesa di una tua evidente soddisfazione, che però ove sia manifestata ti rovina, visto che poi sei costretto al bis, ter, quater ecc. sempre con evidente e manifesta sensazione di amicizia disinteressata. Ma limitiamoci ai fatti: la sera inizia con la piazza che si riempie prima per la processione del Corpus Domini con l’infiorata eseguita da una congregazione all’uopo preposta formata da donne e ragazzi che prima spetalano fiori a decine di Kg e quindi ricompongono gli stessi utilizzandoli come colori per immagini sacre e di vita riprese dai vangeli, mentre sempre in piazza dei giovani imprenditori agricoli, facevano la ricotta, distribuita calda gratuitamente, da un altro angolo della piazza si sentiva il battere cadenzato del martello di Feliciano che forgiava un paio di forbici in diretta, e via con l’accensione dei torni che, per l’occasione, sotto lo sguardo ammirato di grandi e piccini, sagomavano un calice in pietra, una strana pietra color crema, tipica del luogo che a mio parere somiglia nel prosieguo della sua storia al tufo, al travertino, poichè mi è stato detto che diventa ancor più dura e compatta col passare del tempo, ma queste sono mie illazioni ricordi di quando vivevo in Umbria e avevo il tufo sott’occhio che come questa pietra poteva essere segato come legno ma che poi diventava duro come appunto fa anche il travertino, al pezzo il nostro Nicola Colaneri, mentre Zuppippinu sfornava trottoline per bambini che si erano prenotati già dalla sera precedente, a questo punto, io ho vinto la mia naturale ritrosia/timidezza ed ho aiutato Marino che mi ha a dir poco sorpreso Antichi mestieri in Piazza 2 Domenica 23 giugno 2019 Testo di: Bruno Bologni Foto di: Marino Casadei 47 per la capacità di fuoco nella produzione di oggetti carinissimi al traforo di cui i bambini facevano collezione, ma siccome erano davvero moltissimi, sudato ma sorridente e con il suo proverbiale umorismo mi suggeriva a bocca storta, : uè occhio che questo l’ho già visto altre due volte alla prossima festa vengo munito di timbro e gli timbro le mani a questi ragassoli, ma intanto lavorava come un matto e io pirografavo le iniziali richieste dal bambino/a del momento, per fortuna qualche anima pia ci annaffiava il sudore con birre e birrette artigianali o meno. In un angolo ma non per questo meno assediato c’era Antonio Piccolo che con coltellini da intaglio faceva volti di personaggi alla mago Merlino. Ci si aspetterebbe che tutto girasse attorno a bambini e solo bambini, macchè... ragazzi con fidanzatine, adulti, tutti interessati ai lavori dei tornitori, traforatori, intagliatori, e quando il legno veniva meno, si distribuivano ciondoli in olivo rotondi o romboidali, con pirografate le iniziali del richiedente. Marino,(è la pura verità) ha cessato l’attività verso la mezzanotte e mezza, hanno provato nell’ordine: 1 alla costatazione amichevole della fine del legno, ma niente, fra un pò traforava anche le panchine sempre sbottando: ma pensa te....guarda che lavori.... mi tocca pensare tutto a me... 2 a togliere la corrente 3 a dire che l’ora troppo tarda poteva farci incappare in problemi legali per sequestro di infanti piagnucolosi ma fermi nel volere il proprio pezzo alla fine ha desistito anche lui e tutto si è ricomposto nell’ultima birra e nel rimettere i nostri corpi stremati nelle braccia di Morfeo.
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