Fascicolo_del_Carmine - Page 1 - Storia di un edicola votiva stradale scomparsa L’edicola abbattuta 2 L’edicola abbattuta 3 Figura 2 - Effige della Madonna del Carmine che alloggiava all'interno dell'edicola votiva. Figura 1 - Foto in Copertina: Edicola della Madonna del Carmine. Foto di Mollaretti Vincenzo. L’edicola abbattuta 4 “…Oggi il progresso irrompe nei più appartati angoli della regione (Marche), sradicando le vestigia di costumanze secolari e aprendo gli animi e le menti ad una visione della vita in cui sbiadisce ogni credenza o usanza locale; ma fino a qualche decennio fa era sacro e inviolabile tutto ciò che era stato ricevuto dai padri, e la saggezza dei vecchi era tenuta in gran conto dai giovani…” Gilberto Lisotti (da Tuttitalia – Sansoni – De Agostini, 1963) L’edicola abbattuta 5 Premessa all’abbattimento dell’edicola denominata “Madonna del Carmine” ho avuto modo di effettuare una ricerca che mi ha portato a disporre di diverse notizie che ho raccolto in questo fascicolo. Lungi dal credere che io sia uno scrittore o letterato, sono solo un “assemblatore” di notizie, ritenute interessanti, che mi permetto di condividere per non dimenticare! Prima, però, mi preme ricordare quanto Renato Bellabarba scriveva nell’introduzione al suo pregevole lavoro dedicato proprio alla “Edicole sacre nelle strade marchigiane”1 : “Entro pochi decenni le pinturette2 scompariranno per difetto di manutenzione dovuto all’esodo dei contadini e alla crisi del sacerdozio, oltre che per demolizioni vere e proprie provocate da allargamenti e sistemazioni di strade”. 1 - Renato Bellabarba, Edicole sacre nelle strade marchigiane (Contributo allo studio delle tradizioni Popolari), Macerata, 1974 – 221 pagine. 2 - Termine per indicare le edicole votive stradali. D L’edicola abbattuta 6 Ed è proprio quanto è successo alla nostra edicola, per cui non posso che far mia anche l’ultima frase di quel suo capoverso: “Lo scopo della pubblicazione è quello di documentarle prima che sia troppo tardi: molte sono già andate perdute”. Forse, conoscendo le vicende, le fatiche e le lotte, di cui testimoniano le edicole, si potrebbe ancora sperare di creare coscienze civili capaci di vivere come una mutilazione della propria cultura e come danno alla memoria storica, le distruzioni delle edicole stesse. Ed proprio quanto successo alla nostra Edicola. Recepire le notizie è stato molto complicato, ho cercato di comprendere i motivi che inducono i devoti alla edificazione delle edicole, le mansioni del curatore che spesso, per vari ragioni, non si identifica con chi l’ha costruita; ho effettuato indagini sul campo, attraverso interviste a cittadini con memoria storica, disponibili a condividere le loro esperienze; ho eseguito ricerche sul web oltre che ricercare notizie storiche sul libro “Castelleone di Suasa 2 – Vita Castellana” curato da Alberto Polverari3 , dove ho trovato altre notizie e 3 - Mons. Alberto Polverari, è nato l’11/03/1912 a Castelvecchio (PU), terzo di sette fratelli, apparteneva ad una famiglia di modeste condizioni economiche. All'età di undici anni, seguendo una forte vocazione che sempre lo accompagnò, entrò nel Seminario vescovile di Senigallia. Grazie alle spiccate doti intellettuali evidenziate sin da giovane, ottenne delle borse di studio che gli permisero di proseguire gli studi a Roma e di laurearsi all'università del Laterano. Tornato a Senigallia, fu nominato Vicerettore del Seminario e docente di filosofia e musica. L'insegnamento fu una delle direttrici costanti della sua vita, fu anche ottimo paleografo e raggiunse mete di alta levatura scientifica soprattutto nella produzione delle carte avellanite, nella pubblicazione di codici relativi alle Marche e Senigallia, nella edizione del Codice Bavaro. L’attività pastorale fu un'altra delle stelle polari della sua vita. Assistente diocesano di Azione Cattolica nell'immediato dopoguerra, periodo oltremodo fecondo dell'Associazione, fu nei primi Anni Cinquanta (1951-56) Direttore della «Voce Misena», settimanale Diocesano al quale diede una impronta coerente con la sua statura culturale e morale. Nel frattempo, nominato Monsignore, affrontò vari problemi sul giornale di carattere politico o culturale, con il suo L’edicola abbattuta 7 informazioni. Anche molte delle fotografie sono state fatte da me per dare una testimonianza diretta e visiva e rendere più leggibili queste pagine. La finalità di questo lavoro è, oltre quella di puntare l’attenzione sull’aspetto religioso, anche di porre l’accento sull’esigenza di salvaguardare e custodire le edicole votive, poiché sono da considerarsi come veri e propri monumenti artistici, talora definiti in modo eccessivamente riduttivo “minori”, ma che sono parte integrante del nostro patrimonio culturale e che appartengono alla tipologia del “sacro popolare”. Mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che ho intervistato per la loro disponibilità al dialogo e al carissimo amico e scrittore di “Montenovo”, Renzo Fiorani per i numerosi consigli e notizie. Franco Bellagamba inconfondibile piglio. L'Amministrazione comunale di Senigallia gli conferì (1969) la «Medaglia d'argento» con la seguente motivazione. «Uomo di alta cultura, specialista di storia medievale, studioso appassionato, membro delle Commissioni culturali cittadine, ha dato notevoli contributi alla conoscenza della storia senigalliese e del territorio circostante. Importanti le sue ricerche sulla città medievale ed i Regesti delle Pergamene in cui si parla di Senigallia». Mons. Alberto, pur compiaciuto, sorrideva su queste onorificenze e ci ironizzava bonariamente, come quando gli venne conferita la onorificenza di Cavaliere Ufficiale della Repubblica (1986). Il Polverari storico è forse quello più conosciuto ed è possibile annoverarlo senza tema di smentita tra i più importanti studiosi della storia senigalliese. E' stato un sacerdote pieno di grande umanità, di cultura, di fede e dotato di una volontà ferrea, ha avuto una personalità ancora per molti versi da scoprire ed è stato sempre pronto a concedersi pienamente e con gioia agli altri. E' morto il 01/11/1991 in Senigallia. (notizie tratte dal sito web di Guanciarossa David: http://www.guanciarossa.it/monteporzioportal/index.htm). L’edicola abbattuta 8 L’edicola abbattuta 9 Il tempo passò... otrebbe iniziare così la storia dell’edicola votiva “Madonna del Carmine” che sorgeva in prossimità dell’abitazione Venturi4 , in contrada Case Nuove, al civico n. 2, di fronte al Cimitero di Castelleone di Suasa. All’inizio dell’estate 2008 è stata abbattuta per lasciare spazio ai lavori di costruzione di un incrocio al servizio di una lottizzazione privata5 , con la promessa di riedificarla a lavori ultimati. 4 - Abitazione e cantina vinicola fondata verso la metà degli anni '70 dal sig. Filiberto Venturi. L'azienda ha come obiettivo la produzione di una limitata quantità di bottiglie di Verdicchio e Sangiovese di alta qualità, dalle caratteristiche uniche per corpo, eleganza e profumo. Info: www.viniventuri.it. 5 - La lottizzazione residenziale “Cesarini” ubicata fra Via Roma e Via Kennedy, presentata dai Sig.ri Cesarini Anna Maria, Cesarini Ornella, Cesarini Sergio, Morelli Idalgo e Cesarini Emilia in data 04.10.2006, prot.n.5342, a firma dell’Ing. Paolo Sarti e del Geom. Fabrizio Franceschetti. p L’edicola abbattuta 10 Il tempo passò inesorabilmente lasciando l’edicola nel dimenticatoio… Prima di addentrarci sulle vicissitudini legate all’edicola, è bene dare qualche cenno sulle edicole in generale per illustrare meglio l’argomento. In Italia, le edicole stradali, sono spesso piccoli monumenti di architettura povera o di scarsa maestria, di semplice e modesta fattura, mentre poche sono costruzioni imponenti, tutte, comunque, raccontano le sofferenze, le angosce, la fede e la gratitudine, richiamando una forte essenza di spiritualità, quella stessa che nei secoli ha indotto la gente a cercare rifugio e conforto nel sacro. Poste a protezione di contrade e di case, esse sono testimonianza del senso religioso del vivere, sono frammenti di cultura popolare. Non vanno dimenticati anche i simulacri e i simboli devozionali esistenti nel nostro territorio a testimonianza della spiritualità diffusa tra la popolazione che desidera una vita protetta dalla sacralità con le sue icone. Numerose sono le statuette della Madonna, Gesù o i Santi, ubicati all’interno delle case; raffigurazioni di Sant’Antonio Abate nelle stalle oppure le croci preparate con legno o materiali poveri (canne) infisse sui campi di messe o sulle capezzagne. Spesso sulle croci veniva legato anche un ramo di ulivo benedetto per tenere lontana la grandine, danno per le coltivazioni. Purtroppo però, questi simulacri con il passare del tempo stanno scomparendo, come anche le stesse edicole stradali. Quest’ultime, infatti, tendono a svanire, sacrificate in nome del “progresso”, alcune furono distrutte dall’ultimo conflitto mondiale altre furono abbattute per consentire l’ampliamento delle strade presso cui erano state innalzate, altre andarono distrutte dal tempo, sta di fatto che piano, piano si sta perdendo una grossa fetta di cultura popolare. In questo frangente mi viene in mente la fantomatica, quanto reale, storia ancora viva nell’immaginario collettivo, della saga di Don Camillo e Peppone in cui lo scrittore L’edicola abbattuta 11 Giovanni Guareschi6 si cimenta in una battaglia vinta da una “maestà”7 dell’acqua, sulle rive della Bassa del grande fiume Po. Per non abbattere la piccola cappella votiva, posta sul terreno della Curia, la cosiddetta “Madonnina del Borghetto”, Peppone e Don Camillo si mettono d’accordo e fanno spostare il progetto della casa popolare che l’Amministrazione intendeva costruire in quel sito. Il Sindaco Peppone era intenzionato a far abbattere l’edicola strumentalizzando politicamente il fatto se la Chiesa avesse rifiutato il terreno per la costruzione dell’immobile. Tutto ciò non avvenne in quanto si giunse ad un accordo stipulato assieme a Don Camillo, che prevedeva che gli alloggi venissero distribuiti equamente tra famiglie proposte sia dalla Chiesa che dal Comune. Alla fine, l’edicola resistette a tutti i tentativi di abbattimento rimanendo nello stesso luogo, inviolata. Tante altre edicole, invece, hanno perso la loro battaglia, in quanto oggi restano, in alcuni casi, solo le loro fotografie e pensare che erano la “Biblia pauperum”, la Bibbia dei poveri, “pagine aperte per il popolo che non conosceva le lettere ma aveva l’intelligenza della fede”, come ha scritto Anna Mavilla dell’Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna. Alcune edicole venivano usate per particolari cerimonie evocative di penitenza o di protezione chiamate “Rogazioni”8 . 6 - Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1º maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968) è stato uno scrittore, giornalista, caricaturista e umorista italiano. È uno degli scrittori italiani più venduti nel mondo: oltre 20 milioni di copie, nonché lo scrittore italiano più tradotto in assoluto. 7 - Chiamate così le Edicole votive al centro-nord. 8 - Le rogazioni sono, nel cattolicesimo, preghiere, atti di penitenza e processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni. Secondo la definizione di papa Benedetto XIV (1740-1758) le rogazioni erano preghiere adatte a difendere la vita degli uomini. Il loro scopo era quello di “allontanare i flagelli della giustizia di Dio e di attirare le benedizioni della
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